Informazioni - Il Palazzo
Il palazzo di giustizia di Palermo, che sorge a ridosso del centro storico
della città, è stato realizzato nell'arco di un ventennio (1938 – 1957), a causa
del secondo conflitto mondiale e delle inevitabili ricadute che l'avvenimento ha
avuto nella vita del paese.
La progettazione del palazzo era stata promossa dal governo fascista a
conclusione di una serie di infrastrutture già programmate per il capoluogo
siciliano.
Infatti, nella primavera del 1938 si era conclusa la procedura avviata dal
Ministero dei Lavori Pubblici per l'aggiudicazione del progetto relativo con
l'attribuzione dell'incarico ai fratelli siracusani Ernesto e Gaetano Rapisardi,
architetti di rilievo nel panorama dell'architettura italiana di quel periodo ed
autori, già, di numerose opere in molte città italiane.
La costruzione dell'edificio ebbe inizio il 2 gennaio del 1939, preceduta dalla
demolizione delle opere che sorgevano nell'area individuata per la sua
realizzazione, e segnatamente del Bastione d'Aragona o della “Concezione”
delle mura di Palermo (risalente al 1572 e facente parte della cinta muraria
realizzata nel 1535 dal vicerè di Sicilia, Don Ferrante Gonzaga, al posto della
cinta muraria della Palermo normanna) e dello stabilimento Gulì, fiorente industria
tessile di fine ottocento.
Nel 1941 i lavori di costruzione furono interrotti, ripresero nell'aprile del 1952,
per essere, poi, ultimati nel giro di appena un quinquennio.
L'inaugurazione solenne dell'opera avvenne la domenica del 2 marzo 1958 alla
presenza, in particolare, del Ministro dei Lavori Pubblici del tempo, On.le Togni,
dell'Arcivescovo di Palermo, Cardinale Ernesto Ruffini, del direttore dei lavori,
ing. Barresi e dei progettisti, architetti Ernesto e Gaetano Rapisardi.
L'aumento esponenziale della domanda di giustizia ha determinato, nel tempo,
la insufficienza dei locali del palazzo e, quindi, la necessità del
reperimento di nuovi spazi ove realizzare altre strutture, che sono stati
in seguito individuati nella parte retrostante del palazzo di giustizia,
in prossimità del famoso mercato del Capo.
La realizzazione delle nuove palazzine - così denominate in quanto di dimensioni
ridotte rispetto al palazzo di giustizia per eccellenza – è stata affidata
all'architetto Sebastiano Monaco, aggiudicatario della procedura esperita a
livello nazionale.
Il palazzo di Giustizia di Palermo è un edificio di stile razionalista,
tipico stile del periodo fascista, privo di ornamentazioni architettoniche;
si affaccia su una grande piazza intitolata a Vittorio Emanuele Orlando, insigne
giurista e politico nato a Palermo nel 1860, subito dopo lo sbarco dei Mille.
La costruzione consta di sei elevazioni più un piano seminterrato ed un piano
attico; i tre piani principali (rialzato, primo e secondo) ospitano le aule
di udienza ed il primo piano l'Aula Magna. I locali adibiti ad uffici hanno
i solai più bassi, e quindi ad essi corrispondono altri tre piani ammezzati;
pregevole all'esterno il rivestimento, che, ad eccezione dei pilastri del portico,
è interamente rivestito da lastre di travertino siciliano.
Alcune aule della Corte di Appello sono oggi intitolate ai magistrati siciliani
Pietro Scaglione, Gaetano Costa, Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Francesca
Morvillo, barbaramente uccisi dall'organizzazione criminale di stampo
mafioso "cosa nostra".
Il Palazzo è stato arricchito, a partire dal 1965, con alcune opere d'arte;
infatti, in una parete dell'ambulacro di sinistra del piano terra si può ammirare
un altorilievo - opera di Luigi Venturini - raffigurante il re Salomone nell'atto
di amministrare la giustizia con la riproduzione del motto latino alterum ne
laedito suum cuique tribuito.
Sempre a piano terra, al centro dell'atrio, è stata posizionata nel 1995 la
Metamorfosi di Primavera, una scultura in metallo di Vincenzo Gennaro, dedicata
a tutti i caduti della Giustizia.
Infine a primo piano, nell'ambulacro di sinistra, troviamo un busto in bronzo
raffigurante S. Alfonso dei Liguori, patrono dei moralisti, collocatovi nel
novembre del 1998 su iniziativa del Presidente della Corte, Alfonso Giordano,
in occasione della cerimonia di riapertura al pubblico
della biblioteca della Corte di Appello di Palermo.